venerdì 27 maggio 2011

il grande radar

C'era una volta un bellissimo luogo, vicino al mare, con tante piante,rare, bellissime, dove gli uccelli in primavera andavano a riposarsi dopo aver fatto un lungo viaggio, facevano il nido e crescevano i propri piccoli. Quel luogo si chiamava Ischia Ruja.
Le persone dei paesi vicini non vedevano l'ora di recarsi in quel luogo per riposarsi dopo il lavoro. Ai bambini soprattutto piaceva andarci per fare il bagno, per giocare, per osservare gli uccelli che volavano vicino alla costa o gli insetti tra le piante.
Ma un giorno arrivò un grande misterioso mostro, così grande che il suo corpo oscurò il cielo, così grande che la sua ombra coprì tutta Ischia Ruggia, spaventando i bambini e tutte le piccole creature della zona. I bambini smisero di giocare, qualcuno si mise a piangere, qualcuno gridò aiuto.
E il mostro urlò con voce cattiva: "via di qua bambini, via uccelli del cielo,via pesci del mare, via api, insetti, via tutti quanti. Questo oggi è il mio regno e solo io starò qui a vigilare la costa e il mare davanti a noi."
Un bambino gridò verso il mostro: " Ma perché? perché dobbiamo andarcene e cosa c'è da controllare nella spiaggia e nel mare? non c'è niente di pericoloso lì! noi veniamo sempre qui a fare il bagno e non c'è mai stato nulla che ci abbia fatto del male!"
"Zitto tu! sei solo un bambino, cosa ne sai del mondo? Dal mare verranno altre persone, diverse da voi, persone con la pelle nera. Io devo mandarle via"
"Ma perché devi mandarle via? cosa ti hanno fatto?"
"I miei capi mi hanno mandato qui per mandare via gli uomini e i bambini neri e loro sanno perché. Andatevene via anche voi che mi irritate e mi distraete dal mio lavoro. Via!!! Andatevene"
E dopo aver gridato iniziò a diffondere nell'aria delle misteriose onde, i bambini non le potevano vedere ma le sentivano, le sentivano crescere, diventare sempre più forti.
All'improvviso iniziarono a sentire un forte mal di testa, sempre più forte. Capirono che dipendeva dalle onde invisibile e scapparono.
Corsero senza mai voltarsi indietro, corsero dai loro genitori e raccontarono del mostro, il Grande Radar, che aveva preso possesso di Ischia Ruja e non faceva più avvicinare nessuno a quel posto che piaceva così tanto ai bambini.
I genitori andarono a vedere e videro che in effetti il luogo dove tante volte erano andati a fare dei picnic o delle passeggiate e che tanto amavano ora era occupato da un grande mostro di ferro che dal suo occhio mandava un fascio di luce e che controllava tutta la costa.
Un uomo ebbe il coraggio di avvicinarsi e chiedere al Grande Radar: perché fai questo, non ho mai visto nessun nemico venire dal mare, noi non abbiamo nemici, siamo gente pacifica.
Ma il radar proprio in quel momento aveva avvistato una braca lontana, una grande barca piena di uomini, donne e bambini dall'aria stanca e molto triste.
Il grande radar mandò un raggio verso la barca e la distrusse. L'uomo che aveva avuto il coraggio di avvicinarsi al grande radar disse: ma perché lo fai, non vedi che non sono persone pericolose? sono solo dei poveri stanchi e affamati che hanno bisogno di essere aiutati!
Ma il radar disse "sono stato mandato qui per far sì che dal mare non venga più nessuno. Andatevene via o distruggo anche voi".
Gli uomini, che per la maggior parte erano pescatori, si allontanarono dal Grande Radar, ma anziché tornare in paese corsero verso le imbarcazioni e andarono a salvare le persone che si trovavano sulla barca distrutta. Una ad una le tirarono sulle proprie barche,in salvo. Erano persone pacifiche e generose e così ognuno di loro decise di accogliere in casa una famiglia di quelle persone che venivano dal mare e non erano nemici non erano diversi. Erano persone che parlavano una lingua diversa e avevano lasciato il proprio paese perché scappavano da un re cattivo che pretendeva dai propri sudditi tutto il frutto del loro lavoro e uccideva tutti quelli che non obbedivano.
Quella sera gli uomini e le donne del paese si riunirono: cosa possiamo fare?
Contro un mostro così non possiamo fare niente, è troppo potente troppo grande per noi. E stettero per ore a discutere senza trovare una soluzione. Finché un bambino esclamò: "Chiamate Capitan Mutanda, solo lui può aiutarci!"
E gli altri bambini esclamarono in coro: "Si, Capitan Mutanda! Lui riesce sempre a sconfiggere i nemici. Lui è l'amico dei bambini e non sopporta i prepotenti!"
Così chiamarono Capitan Mutanda. E Capitan Mutanda arrivò in pochi minuti, con le sue armi di battaglia: un rotolo di carta igienica che non finiva mai e uno spazzolone capace di pulire qualsiasi forma di sporco, anche quello che non si vede.
Capitan Mutanda si rivolse ai bambini: "Amici miei, ditemi, qual'è il problema?"
I bambini risposero: "Un grande mostro ha occupato il posto dove andavamo sempre a giocare! Il Grande Radar! E' grandissimo, gigante, è fatto di ferro, ha un occhio enorme da cui manda delle onde che ci fanno venire il mal di testa!"
"Quanto avete detto che è alto questo mostro?" disse Capitan Mutanda
"E' grande come una montagna" disse un bambino "da quando c'è lui a Ischia Ruja non si vede più il cielo"
"Ehma, bambini ... mi sono ricordato che ho un impegno ... " disse Capitan Mutanda, ma subito dopo, mentre i suoi amici protestavano: "scherzavo, scherzavo.... Portatemi a Ischia Ruja, bambini. Affronteremo insieme il mostro."
"Ma noi abbiamo paura"
"Non dovete bambini, se stiamo insieme possiamo sconfiggerlo. Da solo non posso farcela, avrò bisogno del vostro aiuto!"
E ai genitori che già iniziavano a protestare disse "non dovete avere paura, con me i bambini sono al sicuro. ma devono venire con me, loro sono gli unici che possono sconfiggerlo."
Così Capitan Mutanda e i bambini andarono verso il Grande Radar.
Quando furono nella zona in cui il Grande Radar si era insediato i bambini cominciarono ad avvertire un leggero mal di testa che aumentava con l'avvicinarsi al radar.
Capitan Mutanda allora disse ai bambini : "Io so come far passare il mal di testa: dovete concentrarvi e pensare a tutte quelle cose che vi fanno stare bene. Pensate a quando giocate con il vostro cane, ai dolci che fa vostra mamma, a com'è bello stare davanti al caminetto quando c'è freddo, a com'è bello il letto nella vostra stanza quando siete stanchi e a quanto è bello giocare con i propri amici."
I bambini fecero quello che Capitan Mutanda raccomandava e piano a piano il mal di testa scomparve e non tornò più, anche se si avvicinavano sempre di più al Grande Radar.
Finchè il mostro si accorse di loro e notando Capitan Mutanda esclamò: "Chi è questo buffone che vi siete portati dietro bambini? Credete che un uomo qualsiasi possa cacciarmi?"
"Io non sono un uomo qualsiasi! Io sono Capitan Mutanda, l'amico dei bambini! E ti dico che ti conviene arrenderti subito e andartene come sei ventuto o te ne pentirai!"
Il Radar si fece una grande metallica risata e poi disse "Bene, pagliaccio, l'hai voluta tu!" e indirizzò verso Capitan Mutanda un raggio di onde elettromagnetiche molto potenti.
Ma le onde non distrussero Capitan Mutanda, che anzi, come niente fosse, fece uno sbadiglio e disse: "Strano, mi sembra che qualcosa mi abbia sfiorato! Cos'era? un leggero venticello?"
Il Grande Radar capì di trovarsi di fronte non ad un uomo normale ma ad un avversario speciale e cominciò ad avere paura. Allora decise di giocare sporco: " Vattene o distruggerò i tuoi amici, i bambini!"
Ma Capitan Mutanda aveva in serbo una sorpresa per il radar e disse ai bambini: "non abbiate paura! io so come sconfiggerlo! Ma dovete fare come vi dico!"
"Cosa dobbiamo fare?" chiesero i bambini, mentre il mostro si preparava a sparare le sue onde distruttive.
"Teniamoci tutti per mano e mandiamo verso il mostro le nostre onde benigne, le onde dell'amore! Pensate alle persone a cui volete bene, poi pensate a tutte le persone del mondo e agli animali e alle piante, e pensate di amare tutte queste così e poi indirizzate questi pensieri verso il mostro!"
I bambini fecero così e prima che le onde del radar potessero raggiungerli da loro si diffusero delle onde silenziose ma così potenti che rimandarono indietro quelle del Grande Radar e poi arrivarono a colpirlo.
Il Grande Radar, colpito, gridò, fu attraversato da una scossa, barcollò e cadde a terra. Sembrava morto.
I bambini capirono che il mosto era stato sconfitto e fecero festa ma ad un certo punto rimasero tutti a bocca aperta. Mentre essi festeggiavano il mostro si era trasformato in un essere umano.
E l’essere umano che era stato il Malefico Radar disse, confuso: “Dove sono? Che è successo?”
Capitan Mutanda gli rispose: “ Ti eri trasformato in un grande mostro malvagio. Vedi, succede spesso che le presone prese dalla smania di potere si trasformino in dei mostri. Nel tuo caso sei diventato un grande malefico Radar.”
“E come sono guarito?”
“Devi ringraziare i bambini, che con il loro amore per la vita e la libertà, la loro voglia di tornare a giocare e di godere del mare, della compagnia dei pesci, degli uccelli, dei fiori e delle conchiglie hanno fatto sì che questa terra mantenga la sua bellezza…
Ma aspetta … hai visto che panorama?”
Così Capitan Mutanda accompagnò quello che era stato il Grande Radar attraverso la splendida costa perché ne ammirasse la bellezza affinché si riempisse il cuore di amore e non corresse più il rischio di tornare ad essere un mostro malvagio.

Nessun commento:

Posta un commento

Sei pregato di firmare il tuo commento. D'ora in poi i commenti senza firma saranno cancellati